Di Pietrantonio Donatella - 2017 - L'Arminuta by Di Pietrantonio Donatella

Di Pietrantonio Donatella - 2017 - L'Arminuta by Di Pietrantonio Donatella

autore:Di Pietrantonio Donatella [Di Pietrantonio Donatella]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858424858
Google: RC4RDgAAQBAJ
editore: Einaudi
pubblicato: 2017-02-13T22:00:00+00:00


21.

Siamo tornati nella casa gelata. Quella notte la neve era comparsa in anticipo sulle montagne e da qualche ora il vento sferzava la valle. I vetri delle finestre malferme tintinnavano, gli spifferi soffiavano nelle stanze. La vicina, che aveva tenuto Giuseppe durante il funerale, ce l’ha riportato, ma quando si è avvicinata alla madre con il bambino in braccio, quella si è voltata dall’altra parte. Nemmeno Adriana lo ha voluto. L’ho preso io, mi sono messa su una sedia e ho appoggiato la testa al muro. Lo reggevo appena, senza forza. Sentiva che non c’era da fidarsi e non si muoveva. Le donne degli altri piani avevano preparato il cònsolo, cibo e bevande per noi, sul tavolo. Non so se qualcuno ha mangiato.

Dopo un po’ Giuseppe dava segni di irrequietezza, voleva scendere. Ha gattonato fino alla mamma vestita di nero, l’ha guardata di sotto in su con i grandi occhi interrogativi. Deve averlo visto anche lei, dall’alto della sua desolazione. L’ha aggirato per andare a stendersi sul letto e c’è rimasta fino al pomeriggio seguente. A turno le vicine le hanno accostato una tazza di brodo caldo, come le volte che aveva partorito, ma torceva sempre la bocca.

Nei giorni successivi ci invitavano a ogni pasto, ora l’una ora l’altra. Io preferivo restare lí e arrangiarmi con pane e qualcosa o con quello che Adriana riportava per me dalle loro cucine.

Di notte credevo di sentire Vincenzo che si muoveva tra le lenzuola e allora la morte era stata solo un sogno o uno scherzo riuscito. In alcuni momenti era il suo odore cosí certo a diffondersi nella camera. Quanta durezza nel ritorno alla realtà dell’assenza, poi. Mi ha anche svegliato di soprassalto il respiro sul viso, come quando mi aveva cercata nel buio.

Non era l’unico che occupava le ore d’insonnia. Al cimitero pensavo di averlo appena notato, mio padre, ma la sua faccia coperta a metà dalla barba tornava, insistente. Gli occhi severi, anzi, delusi. Aveva rinunciato a parlare con me, di questo ero sicura. Magari temeva che gli chiedessi ancora di portarmi a casa, o forse c’era di piú nello sguardo. Il peso di un rimprovero taciuto. E se avesse deciso lui di mandarmi via? Quella possibilità non l’avevo mai immaginata. Ma quale poteva essere la mia colpa? Gli avevano raccontato di un bacio nei corridoi della scuola? Troppo poco per togliersi una figlia. Lo capivo anche cosí ragazzina, anche nelle fantasie ingigantite dalla notte. Se qualcosa avevo sbagliato, io non lo ricordavo.

All’inizio la madre passava gran parte del tempo a letto, coricata su un fianco a occhi aperti. Giuseppe voleva starle accanto e non le dava fastidio. Le gocce di latte che fino a un paio di giorni avanti succhiava ancora, si erano seccate nei seni. Le rimaneva accucciato addosso, in quel calore passivo. Scavalcava il corpo abbandonato, ci girava intorno. Dopo alcuni tentativi non provava neanche a richiamare la sua attenzione, sarebbe stato inutile. A volte però urlava all’improvviso e io accorrevo. Ferma qualche attimo nella stanza, non sapevo cosa fare.



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